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Venerdì 17 Aprile 2020

Bollettino Essence n.11


Monza, 17-04-2020

 

In chiusura del bollettino precedente, invitavamo i lettori a contenere il loro sdegno verso le pratiche alimentari di Paesi lontani che hanno portato alla trasmissione di virus animali alla nostra specie. Per spiegarci occorre porre l’analisi nel suo giusto contesto, ricordando che ad oggi il bilancio del Coronavirus è di 115.000 vittime in tutto il mondo.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità stima che il solo inquinamento dell’aria uccide 4,2 milioni di persone ogni anno (provocando morti premature da infarti, tumori e infezioni respiratorie). A questo si aggiungono le vittime dell’inquinamento dell’acqua, che sono annualmente 800 mila (300 mila delle quali sono bambini sotto i 5 anni, a causa di diarrea a seguito di consumo di acqua infetta). Insomma, 5 milioni di vittime causate ogni anno dall’inquinamento.

Venendo al cortile di casa nostra, l’inquinamento dell’aria uccide ogni anno 80 mila italiani (ad oggi, i decessi per Coronavirus sono 20 mila nel nostro Paese). Più della metà di questi decessi sono dovuti alle le polveri sottili (Pm2.5): siamo i primi in Europa in questa graduatoria.

Oltre a quest’ecatombe silenziosa, l’inquinamento provoca anche l’estinzione di specie animali, la disintegrazione di ecosistemi ed effetti climatici globali (buco ozono, innalzamento temperatura, scioglimento ghiacci) che saranno presto irreversibili.

Il fatto che 4 miliardi di persone (metà dell’umanità) in questo momento siano rinchiuse fra quattro mura, porta il Covid-19 “in casa” di ognuno, e ce lo fa vivere in modo più diretto che non invece il “semplice” tumore di un vicino (figurarsi lo scioglimento dei ghiacci); è ovvio che il carattere epidemico del virus ne accresce la portata emotiva (rendendolo più “notiziabile” dai media, che nella stragrande maggioranza parlano solo più alla pancia, e non alla testa, del pubblico). Ma la matrice del problema è la stessa: i modi con i quali ci procuriamo e consumiamo cibo e energia non sono più compatibili con il nostro stile di vita. Se non cambiamo i primi, dovremo modificare il secondo (come stiamo già facendo in questi giorni).

La questione non è dunque di sensibilità ecologica, ma ha premesse molto più egoistiche: come vogliamo vivere in futuro? Rinchiusi ogni volta che “per caso” ci imbattiamo in un virus sconosciuto, per poi tornare ad uscire solo muniti di guanti e mascherina, in attesa che qualche brand ce li proponga griffati? Rattristandoci ogni volta che un amico ci comunica di avere un tumore, per poi scrollare le spalle quando leggiamo che le polveri sottili hanno superato il limite consentito?

L’inquinamento in Europa: le zone rosse sono quelle con la peggiore qualità dell’aria (immagine del 2019 del satellite dell’Agenzia Spaziale Europea)

 

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