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Essence Academy

Venerdì 3 Aprile 2020

Bollettino Essence n.7


Monza, 03-03-2020

 

In un mondo sommerso di informazioni irrilevanti, la chiarezza mentale è potere.” Yuval Noah Harari

 

Coloro fra i lettori che considerano la pandemia in corso “una disgrazia” (tipo la caduta di un meteorite), o una punizione divina (stile Vecchio Testamento), potrebbero non trovarsi in sintonia con questo testo. Nel massimo rispetto per l’opinione di tutti, ci sembra comunque utile fornire qui una lettura scientifica di quello che ci sta accadendo.

L’analisi parte dalla teoria dell’evoluzione di Darwin, la cui prima verità è anche quella più trascurata: l’umano è un tipo di animale, ed è interconnesso a tutte le altre specie del pianeta. Tutti i viventi per sopravvivere si evolvono e si cibano di qualcosa; questo vale per i predatori (che mangiano le nostre prede dall’esterno) e per i patogeni (come i virus, che mangiano le loro prede dall’interno). Strategie diverse, ma egualmente valide ai fini della sopravvivenza.

Virus e batteri popolano la Terra da milioni di anni prima di noi, e le loro specie saranno ancora qui quando la nostra sarà estinta; sono da sempre i nostri principali killer, e le nostre evoluzioni si sono influenzate reciprocamente.

Da quando agricoltura e pastorizia hanno sostituito la caccia come mezzo di sostentamento, circa 10.000 anni fa, l’uomo ha vissuto in grande prossimità di bovini e suini, e questo ha portato al passaggio di malattie da queste specie animali a noi, tramite batteri, parassiti o virus. Esempi di specie virali che vivevano in animali e che hanno “fatto il salto” all’uomo sono vaiolo, influenza, peste bovina (e il suo “derivato” il morbillo) e colera.

In passato, la gradualità dei processi di addomesticamento animale e la relativa staticità delle popolazioni hanno limitato il numero di pandemie, permettendo un lento adeguamento dei nostri anticorpi e favorendo la sopravvivenza di individui dotati di sistemi immunitari più resistenti. Delle epidemie sono scoppiate, e la loro mortalità è stata estrema a causa delle inadeguate misure di igiene e profilassi; ma la loro frequenza è rimasta relativamente bassa nei secoli.

Ma quando le circostanze sono state accelerate da circostanze inusuali, la velocità di propagazione e la conseguente mortalità sono state di gran lunga superiori. Nel 1520, la principale arma grazie alla quale le poche centinaia di uomini di Ferdinando Cortés sconfissero l’esercito azteco, di mille volte superiore in numero, fu il vaiolo, che le truppe spagnole “importarono” involontariamente; in meno di un secolo, la popolazione azteca scese da 20 a 1,8 milioni di individui. Una tragedia simile si produsse per l’impero Inca (sottomesso in circostanze analoghe nel 1531 da Francisco Pizarro), e per gli amerindiani che popolavano la parte nord del continente. La stessa decimazione di etnie locali ad opera di virus di origine animale “importati” dagli scopritori europei si verific  in Australia, nelle isole Fiji e Hawaii.

La ragione per la quale le pandemie si spostarono dal Vecchio al Nuovo Mondo, e non viceversa, è che le popolazioni europee convivevano da migliaia di anni con bovini e suini, e la popolazione era relativamente immunizzata. Mentre quelle americane non avevano alcuna vera tradizione di allevamento: l’improvviso confronto con virus nuovi non diede loro il tempo di sviluppare gli anticorpi adeguati. Una cosa molto simile si sta producendo ai giorni nostri, come vedremo.

 

Fonti: siti World Health Organization e Istituto Superiore della Sanità / Spillover, D. Quammen (2012) / Pistole, germi e acciaio, J. Diamond (1997) / Sapiens, Y. Noah Harari (2018). Questi tre testi sono solo alcune delle fonti dei programmi Essence Academy di Storia e di Ecologia.

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